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MARIA

Donna dei nostri giorni

Maria, donna senza retorica

di Don Tonino Bello

Lo so bene: non uninvocazione da mettere nelle litanie lauretane. Ma se dovessimo riformulare le nostre preghiere a Maria in termini pi umani il primo appellativo da darle dovrebbe essere questo: donna senza retorica.

Donna vera, prima di tutto. Come Antonella, la ragazza di Beppe, che ancora non pu sposarsi perch disoccupata e anche lui senza lavoro. Come Angela, la parrucchiera della citt vecchia che vive felice con suo marito. Come Isabella, la vedova di Leo che il mese scorso morto in un naufragio lasciandola con tre figli sulle spalle. Come Rosanna, la suora stimmatina che lavora tra i tossicodipendenti della Casa di accoglienza di Ruvo.

Donna vera, perch acqua e sapone. Perch senza trucchi spirituali. Perch, pur benedetta tra tutte le donne, passerebbe irriconoscibile in mezzo a loro se non fosse per quell'abbigliamento che Dio ha voluto confezionarle su misura: vestita di sole e coronata di stelle.

Donna vera, ma, soprattutto, donna di poche parole. Non perch timida, come Rossella che tace sempre per paura di sbagliare. Non perch irresoluta, come Daniela che si arrende sistematicamente ai soprusi del marito, al punto che tronca ogni discussione dandogli sempre ragione. Non perch arida di sentimenti o incapace di esprimerli, come Lella, che pure di sentimenti ne ha da vendere, ma non sa mai da dove cominciare e rimane sempre zitta.

Donna di poche parole, perch, afferrata dalla Parola, ne ha cos vissuta la lancinante essenzialit, da saper distinguere senza molta fatica il genuino tra mille surrogati, il panno forte nella sporta degli straccivendoli, la voce autentica in una libreria di apocrifi, il quadro d'autore nel cumulo delle contraffazioni.

Nessun linguaggio umano deve essere stato cos pregnante come quello di Maria. Fatto di monosillabi, veloci come un "s". O di sussurri, brevi come un fiat. O di abbandoni, totali come un amen. O di riverberi biblici, ricuciti dal filo di una sapienza antica, alimentata da fecondi silenzi.

Icona dell'antiretorica, non posa per nessuno. Neppure per il suo Dio. Tanto meno per i predicatori, che l'hanno spesso usata per gli sfoghi della loro prolissit.

Proprio perch in lei non c' nulla di declamatorio, ma tutto preghiera, vogliamo farci accompagnare da lei lungo i tornanti della nostra povera vita, in un digiuno che sia, soprattutto, di parole.

Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi inguaribilmente malati di magniloquenza.

Abili nell'usare la parola per nascondere i pensieri pi che per rivelarli, abbiamo perso il gusto della semplicit.

Convinti che per affermarsi nella vita bisogna saper parlare anche quando non si ha nulla da dire, siamo diventati prolissi e incontinenti.

Esperti nel tessere ragnatele di vocaboli sui crateri del "non senso", precipitiamo spesso nelle trappole nere dell'assurdo come mosche nel calamaio.

Incapaci di andare alla sostanza delle cose, ci siamo creati un'anima barocca che adopera i vocaboli come fossero stucchi, e aggiriamo i problemi con le volute delle nostre furbizie letterarie.

Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi peccatori, sulle cui labbra la parola si sfarina in un turbine di suoni senza senso. Si sfalda in mille squame di accenti disperati. Si fa voce, ma senza farsi mai carne. Ci riempie la bocca, ma lascia vuoto il grembo. Ci d l'illusione della comunione, ma non raggiunge neppure la dignit del soliloquio. E anche dopo che ne abbiamo pronunciate tante, perfino con eleganza e a getto continuo, ci lascia nella pena di una indicibile aridit: come i mascheroni di certe fontane che non danno pi acqua e sul cui volto rimasta soltanto la contrazione del ghigno.

Santa Maria, donna senza retorica, la cui sovrumana grandezza sospesa al rapidissimo fremito di un fiat, prega per noi peccatori, perennemente esposti, tra convalescenze e ricadute, all'intossicazione di parole.

Proteggi le nostre labbra da gonfiori inutili. Fa' che le nostre voci, ridotte all'essenziale, partano sempre dai recinti del mistero e rechino il profumo del silenzio.

Rendici come te, sacramento della trasparenza.

E aiutaci, finalmente, perch nella brevit di un "s" detto a Dio ci sia dolce naufragare: come in un mare sterminato.


(fonte: Tonino Bello, "MARIA Donna dei nostri giorni" Ed. San Paolo)

 

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