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Il segreto di Madre Teresa:

DA PICCOLA DONNA A GRANDE SANTA

di Mimì Caruso


In questi giorni ho avuto modo di rivedere le immagini dell’estremo saluto a Madre Teresa, le mie sensazioni, i miei sentimenti sono stati gli stessi vissuti sei anni fa...

Ho provato dolore per la scomparsa di una persona a me molto cara, commozione per la partecipazione sincera di quella moltitudine di individui che l’accompagnavano nel suo ultimo viaggio, soddisfazione nel vedere uniti uomini e donne di diversa razza, età, religione, condizione sociale... e gioia per il suo arrivo nella casa dell’amato Sposo, ma soprattutto stupore davanti al miracolo della sua esistenza che ha visto una piccola donna debole, cagionevole di salute, timorosa diventare una grande santa conosciuta, rispettata ed amata dal mondo intero.

Quale segreto il suo? Lo stesso di tutti i santi! Un’adesione totale al progetto di Dio, un abbandono alla sua volontà, un sì detto e rinnovato ogni giorno, un procedere lento nella strada della santità. Un cammino semplice, così lei stessa amava definirlo, semplice sì, ma non per questo facile! Semplice perché alla portata di tutti (il Signore ama tutti, tutti chiama a sé ed a tutti dà l’aiuto necessario), ma non facile perché non privo di fatica (Lui è esigente e si aspetta che ognuno dia il massimo di se stesso)!!!

Spesso Madre Teresa diceva che “la santità non è un privilegio per pochi, ma è una necessità per tutti” e che per raggiungerla basta fare piccole cose, ma con grande amore! Cos’è una goccia? Quasi nulla, ma l’oceano non è forse fatto da tante gocce?

Questa donna, definita santa ancora in vita, era talmente straordinaria da indurci a pensare di poterla solo ammirare, ma non imitare, perché era speciale, unica, ma lei stessa ci ricordava spesso che ogni essere chiamato all’esistenza è altrettanto speciale ed unico!

Anche lei ha dovuto confrontarsi, come tutti noi facciamo quotidianamente, con i suoi limiti, ha avuto paura... (raccontava che la prima volta che si scontrò con la triste realtà della miseria più assoluta nelle strade di Calcutta, non poté fare a meno di scappare correndo per sfuggire a quella situazione che avrebbe voluto cancellare dalla propria memoria, ma prima di arrivare all’angolo della strada successiva si fermò, tornò indietro e si prese cura di quella donna che aveva causato il suo ribrezzo), durante il processo di canonizzazione si è scoperto che durante la sua vita ha provato anche quello che i mistici chiamano “il silenzio di Dio”, insospettabile in una persona che irradiava gioia attorno a sé.

La vita di questa donna che si era posta l’obiettivo di essere “apostola della gioia” deve essere una lezione per tutti, è un invito a non aver paura, a rispondere con fiducia alla domanda d’amore di un amante appassionato.

Nelle Case della carità fondate da Madre Teresa in tutto il mondo accanto al Crocifisso c’è una scritta ho sete proprio per ricordare la sete d’amore di Colui che per un folle amore ha donato la sua vita per un ogni uomo. Madre Teresa ha scelto di unire la sua vita a quella di Gesù con un legame nuziale ed ha scelto di amarlo e di servire il suo sposo nei più poveri tra i poveri. Ella invita tutti ad imitarla, non andando tra le strade di Calcutta o di chissà quale periferia del pianeta, ma scoprendo attorno a noi, nelle nostre stesse famiglie, le tante povertà esistenti.

Per lei la definizione di povertà è ampia: “i più piccoli dei miei fratelli sono i solitari e gli affamati, non solo di cibo ma della parola di Dio, gli ignoranti e gli assetati, ma non solo d’acqua, ma anche di conoscenza, pace, verità, giustizia e amore, i non amati e gli ignudi, non solo di vestiti, ma anche di dignità umana, i non desiderati, i bambini non nati, chi viene discriminato per motivi razziali, i senzatetto, i derelitti - non solo chi non possiede un rifugio di mattoni, ma chi ha bisogno di un cuore che lo capisca, lo protegga, lo ami; i malati, i bisognosi moribondi e i prigionieri, non solo nel corpo ma anche nella mente e nello spirito: tutti quelli che hanno perso qualsiasi speranza e fede nella vita, gli alcolizzati e i tossicodipendenti e tutti quelli che hanno perso Dio (per loro Dio era, e invece Dio è) e che hanno perso ogni speranza nel potere dello Spirito”.

Questa piccola grande donna ha avuto occhi per vedere i poveri ed in ciascuno di loro,  fino all’estremo delle sue forze, ha amato il suo Sposo.

“Nel volto dei miseri” disse all’indomani della sua scomparsa Giovanni Paolo II, “Madre Teresa ha riconosciuto quello di Gesù... ha fatto sentire agli sconfitti della vita la tenerezza di Dio, Padre amorevole di ogni creatura”.

Che eredità ha lasciato? Materialmente solo due sari bianchi bordati d’azzurro, la bacinella necessaria per lavarli con regolarità, un paio di sandali, una tazza, un piatto di metallo, gli utensili fondamentali e semplice biancheria da letto, questo infatti è tutto ciò che possiede ogni Missionaria della Carità.

La sua eredità spirituale però è grandissima e universale, compresa ed apprezzata da genti di tutte le fedi ed anche di nessuna. La sua vita, prima ancora delle sue parole hanno saputo risvegliare innumerevoli gesti di generosità in persone dalle provenienze più svariate; per non parlare delle oltre 4000 suore, 400 frati, circa 3 milioni di volontari e oltre 750 istituti caritatevoli sparsi in quasi 150 paesi dei cinque continenti che continuano la sua opera unendo come lei ha fatto concretezza e trascendenza, grazie soprattutto alla preghiera che aiuta a trovare “il giusto equilibrio tra Terra e Cielo”.

Per questo desidero concludere con una sua preghiera a me particolarmente cara:

“Non permettere mai

che qualcuno venga a te

e vada via senza essere

migliore e più contento.

Sii l’espressione della bontà di Dio.

Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi

Bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto.

Ai bambini, ai poveri

e a tutti coloro che soffrono

nella carne e nello spirito,

offri sempre un sorriso gioioso.

Dai a loro non solo le tue cure

ma anche il tuo cuore.”

                 Madre Teresa


Mimì Caruso
“INCONTRO” 19 ottobre 2003



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